C’era una volta un lockdown. E uno scrittore a cui un noto quotidiano chiese una delle tante cronache.
Così è nato Sine die. Perché Chevillard non è proprio uno da ombelico. Tradotto in 21 lingue, dalla Francia al Messico passando per la famigerata Cina, riesce a fare di un virus un personaggio. Quello spregevole, microscopico, che abilmente si prende tutto.
Il coronavirus ha piantato le tende come uno di quei personaggi secondari di cui non sa più cosa fare il romanziere che comunque gli aveva affidato solo una bassa e insignificante mansione. Come sbarazzarsi di lui? Questo miserabile si è sistemato nel cuore dell’azione. Tiene adesso le fila, domina il destino di tutti i protagonisti, occorrerà non solo scendere a patti con lui ma trattarlo come il personaggio principale, l’eroe! Non ce n’è più per nessuno ormai. Il racconto alla fine porterà il suo nome per titolo.
E poi, dalla cronaca del primo giorno, si passa allo smarrimento del secondo, e le cronache diventano una scena in cui personaggi sparuti prendono voce: dal prof che dà compiti surreali in collegamenti più o meno improvvisati fino ai ragni di casa che conquistano finalmente l’agognato ruolo di amici intimi.
Sine die non è una cronaca, è una delle narrazioni uniche e vive di Chevillard. Che come tutti i grandi scrittori sa guardare e racconta ciò che vede facendone un patrimonio comune che si chiama Letteratura.
Potremo presto esibire pubblicamente i nostri corpi trasformati dall’inazione, il sollevamento pesi compulsivo, l’abuso di alcol e di schermi, la carenza di vitamina D, l’igiene approssimativa, lo squilibrio alimentare e le violenze domestiche. Sarà una nuova specie umana a diffondersi nelle strade, un popolo di creature gobbe dalle gambe storte, le braccia ipertrofiche, l’addome gonfio, il sedere piatto, il colorito bistro, le zazzere annodate, gli occhi rossi, il naso incurvato, vestite di stracci di un altro secolo, che recitano stentatamente una lingua sconosciuta. Rallegriamoci però, i baci restano controindicati.
Doveva uscire domani, 28 maggio, ma i tempi sono quel che sono e l’uscita è spostata, al 4 giugno: in tutte le librerie, online e sul sito http://www.prehistoricaeditore.it. Da un’idea di Prehistorica Editore e del suo editore e traduttore Gianmaria Finardi, il libro esce arricchito di nuovi giorni e in esclusiva assoluta internazionale.
Se siete stanchi della realtà anche sapendo che è così noiosa e imprescindibile, allora dovreste imbattervi in Éric Chevillard.
